Cara Amica ti scrivo perché da quando sei “partita” mi è rimasto in cuore un debito di riconoscenza.
Sei entrata nella mia e nostra vita i primi giorni dell´arrivo a Kiremba.
Eri sempre puntuale alla Messa del mattino…ti sentivamo entrare trascinando la gamba paralizzata e handicappata, vestita di niente, senza aver fatto il bagno da mesi, dopo aver dormito sotto il porticato della Chiesa, molte volte bagnata dalla pioggia , ti mettevi nel primo banco, ben davanti a noi…che fatica i primi tempi a respirare il tuo “profumo”!!!
Quando iniziavano i canti subito battevi la mano destra, anch´essa handicappata, contro la sinistra ad un ritmo che accompagnavi con un grande sorriso…
Mi faceva meditare questo tuo sorriso al mattino presto che regalavi a tutti, dopo aver passato una notte sul duro cemento coperta da un paigne…
E non poteva non venire alla mente la preghiera di Gesú: ” Padre ti lodo e ti benedico perché hai nascoste la tua ricchezza ai sapienti e l´hai consegnata ai piccoli”.
Quel mattino, quando la pioggia ti aveva sorpreso sotto le stelle, eri fradicia e battevi i denti dal freddo sul sagrato della chiesa, è stato spontaneo il gesto di darti la giacca per riparati almeno un pó, ma è stato divino quando qualche giorno dopo sei tornata con la giacca tutta arrotolata per ridarmela…non l´avevi chiesta e quindi era solo un prestito!
Quante volte Sr Cassilde ti ha aiutato ad allacciarti il paigne…
Quante volte sr Theresa ti ha dato un piatto a mezzogiorno e ti osservava, mentre con la mano malata facevi il segno della croce, pregavi e poi iniziavi a mangiare…e continuavi a ringraziare Dio per la provvidenza….
Quante volte ti ho svegliato, nel patio dell´ospedale, mentre sotto il sole cocente dormivi con le mosche che ti danzavano in bocca e tu mi guardavi, sorridevi e …continuavi il tuo sonno….
Quante volte abbiamo guardato i tuoi piedi pieni di verruche, di pulci penetranti e non siamo mai riuscite a convincerti a farti curare….
Quante volte mi hai chiesto 100 franchi…senza mai ottenerli…
Poi ogni tanto sparivi…sapevamo che avevi una famiglia, una sorella che tu dicevi , ridendo, essere piú handicappata di te…avevamo insistito che tu rimanessi in casa, forse credevamo che lá potessi essere meno esposta alla precarietà di chi vive per la strada…
Ma un giorno è arrivata questa tua sorella a cercarci… voleva sapere se avevamo dei tuoi soldi.. quelli che racimolavi mendicando…
Eri “partita” da una settimana dopo essere rimasta a casa malata per tre giorni…
Nessuno è venuto a cercarci per chiedere un aiuto per te…nessuno ti ha portata in ospedale…nessuno ha fatto niente…
Nessuno sapeva… perché nessuno chiedeva mai di te, non occupavi nessun posto nel mondo…ci si accorgeva di te solo quando il tuo sorriso ed il tuo “profumo” arrivavano …
Cara Mboni, cosí ti chiamavano, gli angeli ti hanno portato nel seno di Abramo, come il ricco Lazzaro e a noi, poveri epuloni resta solo chiedere la conversione del cuore perché ” Qualcuno è giá tornato dai morti da molto tempo!”
Grazie Mboni, la tua vita inutile è scritta nel Vangelo e sarà eterna!
Agli amici di Kiremba che ti hanno conosciuto chiedo una preghiera, non per la tua anima giá in Paradiso, ma per noi, per ognuno di
noi, per avere la saggezza che fa scoprire il segreto nascosto nell´inutilità.
Sr Stefania
Ancella della Carità